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Approfondimenti » Meteo » Fenomeni e parametri meteo » Nebbia e foschia
 

Nebbia e foschia

La nebbia è costituita da minuscole goccioline d’acqua formatesi dalla condensazione del vapore acqueo, le quali rimangono sospese nell’atmosfera anziché precipitare al terreno quando si è in una situazione meteorologica caratterizzata da stabilità. Dal punto di vista fisico la foschia è sostanzialmente identica, tuttavia si parla di nebbia quando la concentrazione di gocce d’acqua è tale da ridurre la visibilità al di sotto di 1 km e di foschia quando il campo visivo è compreso tra 1 e 10 km. Inoltre una nebbia è definita fitta se determina una visibilità al di sotto dei 100-200 metri, creando problemi alla circolazione stradale ed alle attività sportive che si svolgono all’aperto.

Occorre precisare che in meteorologia quando si parla di stabilità ci si riferisce sempre ai movimenti verticali, ossia l’atmosfera è stabile se è in condizioni tali per cui i moti lungo la verticale sono inibiti, come in un campo di alta pressione. Invece è instabile se i moti verticali sono enfatizzati; la situazione tipica è quella di un forte temporale frontale associato ad una struttura depressionaria.
Indicativamente un’atmosfera è instabile se la sua temperatura diminuisce molto rapidamente con la quota mentre la condizione di massima stabilità si ha nel caso delle cosiddette inversioni termiche, quando nei bassi strati la temperatura aumenta salendo di livello, normalmente nelle fredde notti invernali.

In Pianura Padana le nebbie e le foschie sono principalmente di tipo radiativo, ossia determinate dal raffreddamento della superficie terrestre fino a portare la temperatura dell’aria nei bassi strati al di sotto del punto di condensazione.

 
 

 

Le seguenti condizioni sono favorevoli allo sviluppo della nebbia di radiazione:

1) cielo sereno e presenza di nubi solo alle quote più elevate (altrimenti l’alta riflettività delle nubi ridurrebbe l’emissione radiativa della superficie terrestre);

2) alta umidità relativa (maggiore dell’80%) nei bassi strati (1’000, 925 e 850 hPa, ossia fino a 1500 m circa); se l’umidità è presente solo nei livelli più prossimi alla superficie (poche centinaia o talvolta decine di metri) la nebbia si verifica soltanto sulle zone pianeggianti, diversamente la riduzione di visibilità è maggiore a quote collinari mentre in pianura si hanno condizioni di nuvolosità bassa e stratificata;

3) stratificazione stabile, con la frequente presenza di inversioni termiche al di sopra dello strato superficiale;

4) venti calmi o deboli (1-5 m/s) nei bassi strati in quanto con venti più sostenuti si sviluppa una turbolenza che impedisce la formazione della nebbia.

Le nebbie radiative sono usualmente determinate da una configurazione barica di tipo anticiclonico e possono essere talvolta molto estese arrivando ad interessare tutta la Pianura Padana e perdurare per più giorni.

Un secondo tipo di nebbie, assimilabile alle nebbie frontali o post-frontali, si presenta in seguito al passaggio di un fronte, normalmente un fronte caldo, con queste condizioni:
1) rasserenamento serale o notturno successivo ad uno o più giorni con precipitazioni o talvolta anche solo con presenza di nubi basse determinanti una forte presenza di umidità nei bassi strati, con un cielo sereno che favorisce l’irraggiamento notturno e la conseguente condensazione del vapore acqueo;
2) rialzo dei valori di pressione e dello zero termico con conseguente situazione di stabilità atmosferica, potenzialmente favorevole allo sviluppo di inversioni termiche;
3) assenza di vento nei bassi strati dell’atmosfera che indurrebbe la dissipazione della nebbia;
4) presenza di un vento discendente in quota che determina un riscaldamento degli strati medio-alti dell’atmosfera e quindi condizioni favorevoli alla stabilità e ad inversioni termiche.
Le nebbie post-frontali sono normalmente a banchi in quanto il rasserenamento può avvenire in maniera irregolare; sono localmente fitte, ma poco estese e durature.

 

Nelle zone vallive e sui rilievi alpini ed appenninici si può avere una riduzione di visibilità quando, in condizioni di atmosfera stabile, dell’aria umida è forzata a salire lungo i pendii, si raffredda, raggiunge il punto di saturazione ed il vapore acqueo in essa contenuto condensa e si ha la formazione della nebbia di pendio.

 

 

 


Sui litorali marini italiani si può presentare la nebbia di avvezione che si sviluppa quando dell’aria calda ed umida passa su un terreno più freddo (normalmente con un debole flusso dal mare verso la costa); sulle pianure del Nord Italia può svilupparsi in condizioni di terreno innevato in corrispondenza al passaggio di un fronte caldo o comunque meno freddo rispetto alla temperatura superficiale.

 

Sui litorali marini italiani si può presentare la nebbia di avvezione che si sviluppa quando dell’aria calda ed umida passa su un terreno più freddo (normalmente con un debole flusso dal mare verso la costa); sulle pianure del Nord Italia può svilupparsi in condizioni di terreno innevato in corrispondenza al passaggio di un fronte caldo o comunque meno freddo rispetto alla temperatura superficiale.

 

Il periodo più favorevole per le nebbie e le foschie in pianura va da ottobre a febbraio, i mesi in cui il raffreddamento notturno è più duraturo, con un picco in Gennaio, il mese in cui la temperatura è più bassa. Tuttavia possono verificarsi anche negli altri mesi.

E’ stato recentemente svolto uno studio sulla frequenza dei giorni nebbiosi sul territorio piemontese negli anni 2004-2011 utilizzando i 9 visibilimetri dell’ARPA Piemonte dislocati su stazioni pianeggianti.

E’ emerso che la nebbia è un fenomeno diffuso sul Piemonte, con una frequenza maggiore sulle località a sud del Po, ossia le pianure del basso Torinese, Cuneese, Astigiano ed Alessandrino, che sono le zone in cui le temperature sono più basse nei mesi freddi e la ventilazione è minore; rilevante è la frequenza dei fenomeni nebbiosi anche in provincia di Novara e Vercelli, mentre il settore nordoccidentale, più esposto ad episodi di foehn, ha la frequenza minore.
Considerando le nebbie ordinarie, ossia quelle con visibilità inferiore a 1 km, sul basso Piemonte si possono registrare 80-90 giorni annuali di episodi nebbiosi mentre sono mediamente 50-60 sul Piemonte orientale. I settori citati hanno mediamente il 50% dei giorni nebbiosi in Gennaio.
Se si analizzano gli episodi di nebbia fitta, ossia con visibilità inferiore a 100 m per almeno 3 ore consecutive, le percentuali calano. Nelle località più nebbiose i giorni di nebbia densa e persistente variano tra 5 e 10 all’anno, con un picco a Carmagnola dove possono essere una ventina.
Si è riscontrato che i mesi più nebbiosi si sono verificati quando il suolo è rimasto a lungo coperto di neve (Gennaio 2009 e Febbraio 2012) o nei periodi caratterizzati da una situazione di stabilità atmosferica dopo piogge intense e durature (Novembre 2011).

Dal punto di vista previsionale attualmente la nebbia viene prevista in maniera sostanzialmente qualitativa a partire dalle uscite di un modello meteorologico numerico che risolva le equazioni che governano l’atmosfera. Nei modelli usualmente utilizzati nei centri meteorologici italiani la visibilità non è una variabile che viene esplicitamente fornita; le condizioni favorevoli a nebbie e foschie sono desunte analizzando i valori previsti di temperatura, vento, umidità relativa e pressione nei bassi strati con l’eventuale ausilio di post-elaborazioni statistiche. Sono in fase di sviluppo dei modelli meteorologici finalizzati al calcolo esplicito della visibilità ma per ora sono ancora in fase sperimentale.