L’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Italia e in Piemonte

3 dicembre 2015

L’inquinamento atmosferico permane uno dei maggiori problemi ambientali in Europa e nella nostra Regione, con conseguenze dirette sulla salute e sul benessere dei cittadini. A Ottobre 2013, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – IARC - ha inoltre dichiarato che ci sono sufficienti evidenze di letteratura per classificare il particolato atmosferico come cancerogeno certo per l’uomo, con particolare riferimento al tumore al polmone (Loomis D et al., 2013).

E' stato diffuso il report 2015 dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA European Environmental Agency) , Air quality in Europe - 2015 report che riporta i dati della Valutazione di Impatto dell'inquinamento atmosferico in termini di PM 2.5, NO2 e O3 nei Paesi Europei per gli effetti a lungo termine (sulla mortalità).

Gli impatti per il nostro Paese calcolati dall’EEA sono rispettivamente pari a:

- 59.500 morti/anno per il PM2.5
- 3.300 morti/anno per l’O3
- 21.600 morti/anno per l’NO2

Le Agenzie di stampa hanno riportato come impatto complessivo la somma dei 3 valori (59.500 + 3.300 + 21.600 = 84.400), non rispettando l’indicazione presente nel report EEA (pagina 44) che le stime non sono sommabili tra di loro, essendo riferite a inquinanti intrinsecamente correlati. Infatti il dato dei 21.600 decessi/anno per l’NO2 è già contenuto nel conto dei 59.500 decessi/anno del PM2.5 e parzialmente anche i decessi/anno per l’O3 sono contenuti nel conto di No2 o Pm 2.5, pur con una correlazione molto più bassa.

Fatta questa doverosa precisazione, occorre considerare che i dati dei decessi proposti dall’EEA sono diversi da quelli già disponibili e prodotti in altri contesti: in particolare, la stima dell’impatto dell’EEA ha seguito una metodologia differente dalle precedenti stime di impatto.

Nell’aprile del 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il documento Economic cost of the health impact of air pollution in Europe.

La stima per l’Italia dei decessi attribuibili al PM 2.5 in tale rapporto è di 34.511 decessi/anno per il 2005 e di 32.447 decessi/anno per il 2010. Il calcolo è stato fatto rispetto ad un valore di riferimento di 10 microgrammi/m3, valore che si può considerare molto vicino al fondo naturale, che risulta compreso in Italia tra 5 e 8 microgrammi/m3.

Il valore differente ottenuto dall’EEA (59.500 decessi/anno invece di 34.000) è dovuto al fatto che come riferimento per il PM 2.5 è stato usato il valore 0 (zero), seguendo la raccomandazione, contenuta nel documento OMS HRAPIE (Health risks of air pollution in Europe) di calcolare l’impatto sul “full range” delle concentrazioni.

Arpa Piemonte, con il Dipartimento di Epidemiologia e Salute Ambientale, ha preso parte al progetto VIIAS (http://www.viias.it), concluso e presentato al Ministero della Salute nel 2014 che ha fornito i risultati delle stime di impatto per alcuni inquinanti a livello nazionale, di macro regione per singole regioni e province, in termini di decessi attribuibili e di anni di vita persi.

Si tratta di impatti legati ad esposizioni a lungo termine (cioè legate a esposizioni prolungate nel tempo, con durata pluriennale e ricadute negli anni successivi all’esposizione); per l’Italia sono stati calcolati gli impatti per 3 anni: 2005, 2010, 2020, (scenario previsionale, ipotizzando una riduzione generalizzata delle concentrazioni del 10%).

In sintesi, secondo il progetto VIIAS, l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30mila decessi solo per il particolato fine (PM 2.5), pari al 7% di tutte le morti (esclusi gli  incidenti). In termini di mesi di vita persi, questo significa che l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole.

Nel dettaglio le stime nazionali di VIIAS (cioè per tutta l’Italia), rispetto un valore di riferimento per il PM 2.5 di 10 microgrammi/m3, sono le seguenti:

- 34.552 morti/anno per il PM2.5 (anno 2005)
- 2.230 morti/anno per l’O3 (anno 2005)
- 23.387 morti/anno per l’NO2 (anno 2005)

I dati per il 2010 sono decisamente migliori e gli scenari previsionali per il 2020 indicano una ulteriore riduzione dell’impatto anche nello scenario evolutivo  meno favorevole:

- 28.595 morti/anno per il PM2.5 (anno 2020)
- 1.927 morti/anno per l’O3 (anno 2020)
- 10.117 morti/anno per l’NO2 (anno 2020)

Sono state calcolate anche le stime per ciascuna regione e provincia italiana. Per il Piemonte le stime di impatto del progetto VIIAS riportano i seguenti valori:

200520102020
(scenario meno favorevole)
morti/anno - PM 2,5 2500 2473 2303

morti/anno - O3

160 151 144
morti/anno - NO2 1360 1078 300

In ogni caso, qualunque siano i metodi di calcolo adottati per le stime di impatto, l’inquinamento atmosferico si conferma come la prima causa di decessi di origine ambientale in Italia e in Europa.

Il Nord Italia e la Pianura Padana in particolare, Piemonte compreso, è una delle aree più critiche a livello europeo e la situazione implica il mantenimento di un costante livello di attenzione e l’adozione di politiche mirate alla riduzione dei livelli di inquinamento per il futuro.

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